L'invisibile è quello che ci manca: il pensiero socialista, il pensiero scardinato, il pensiero sapiente, la perfezione. Quello che abbiamo è invisibile: il dolore, il lavoro della casalinga, l'ossigeno, la sensazione, la salute (di questa però alle volte c'è il ritratto).
Poi ci sono i fantasmi che si fanno carne, segno, luce, parola, sul palcoscenico. Mostrare le cose invisibili dovrebbe essere missione del teatro, ma capita di evidenziare cataloghi consolatori di irritanti visibilità. Prerogativa piccolo borghese, piccola furberia oratoria paradossale, per attirare l'attenzione dello spettatore e dirigerla oltre.
Siamo come visionari che vedono quello che non c'è...
Da tempo si frulla un po' di tutto, ossessionati dalla ricerca di autenticità, ma quando la comunicazione è corrotta si ha davanti a sé il crepuscolo. Capita anche a noi, votati alla catarsi da supermercato.
Rendere visibile ciò che è nascosto, impedito, ignorato è questo che vincola le nostre scelte in teatro, la ragione per la quale può avere un senso, per noi, credere all'invisibile possibilità dell'intima disarmonica comunione tra una voce e un orecchio, tra te e me.
In Italia giovani e non più giovani gruppi che si occupano di teatro contemporaneo sono spesso resi invisibili dall'indifferenza delle troppo visibili strutture istituzionali del teatro pubblico, i cosiddetti teatri stabili.
Teatro Assente movimento che riunisce in sé alcuni di questi gruppi, sta progettando proprio in questi giorni azioni per tentare di scriteriare i privilegi dell'esistente tangibile a favore di un esistente che sopravviva di invisibilità e che non goda di alcuna evidenza dionisiaca.
TEATRO ASSENTE, http://teatroassente.blogspot.it/