INA - Un'ottima lettera
L’idea di “Ina” è quella di una rappresentazione intima, la configurazione di uno spazio indefinibile, assolutamente interiore, in costante sottrazione. Una rappresentazione che si arresta al suo primo sbocciare, nello spazio dello sguardo dello spettatore, di un qualcuno che guarda qualcun altro salire per un attimo sulla scena vuota poi andarsene. La scena vuota è concepita come possibile espressione dell’invisibilità del pensiero e il tempo e il suono costituiscono le fibre di questo spazio. All’attore è chiesto l’esaurimento della sua meccanica sulla via della deriva, dell’abbandono e del collasso dello spettacolo. Il respiro e la voce sono due fantasmi al suo fianco.
Un’ottima lettera ha iniziato a lavorare ad “Ina” nell’ambito di una residenza presso l’Ex-Frantoio di Serra dei Conti in provincia di Ancona (Residenza Nottenera 09) aprile e maggio scorsi. Dopo questo primo periodo si è giunti ad un primo blocco di 20 minuti sostenuto da due attori che si dividono la presenza umana in scena. Uno dei due corre compiendo ampi cerchi sul palco man mano che cresce la luce e che l’altro cresce come un’ombra sul muro. Al massimo della luce e dello spossamento di colui che corre corrisponde la vista della faccia dell’altro attore che, girandosi verso il pubblico lascia vedere la sua maschera di carne. Un buio spezza questa visione, si sente poi solo il respiro dell’affanno dell’attore steso a terra e qui inizia una deriva di tempo e suono in cui l’altro attore diventa una sorta di insetto impazzito che gira attorno ed addobba il corpo esaurito.
Il lavoro andrà ora avanti concentrandosi in particolar modo sui tempi dei vari passaggi e sul suono del respiro umano. Vi è dunque l’intenzione di approfondire la presenza della voce da una parte e di comporre una drammaturgia della deriva e della rovina. Ad una ricerca delle luci precise si accompagnerà la scelta di gesti e immagini profondamente abbandonate.