Artisti dalla rete
SABATO
di Chiara Caimmi
con Nicola Diamante, Stefania Giammarino, Ilaria Giorgini, Gianluigi Gregorini, Massimiliano Landi, Serena Pigliapoco, Diego Ramazotti, Giuseppe Rupelli, Maurizio Simonetti |
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Nel buio della Notte Nera una finestra è illuminata e rivela lo svolgersi di una festa all'interno della casa: un gruppo di amici è intento ad addobbare la sala e preparare un'allegra cena da consumare insieme. Il clima è familiare ed accogliente, ed è un piacere fermarsi qualche minuto ad osservare sapendo di non essere visti, eppure... Alcuni gesti delle figure che animano la casa sospendono le azioni e il tempo e svelano la finzione dell'evento. Chi è l'osservatore e chi l'osservato? La festa è dentro o fuori? Piccoli momenti di straniamento che conducono gli osservatori-voyers a connettersi con il qui-ed-ora, interrompendo la passività della loro presenza.
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E-RIKama
Erika Latini |
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Il segno di Erika Latini è sicuro, spontaneo, veloce nel suo formare immagini prospetticamente costruite e piene di movimento, quasi bloccate in un istante instabile, destinato a perdersi. L’immaginario da cui l’artista trae ispirazione è quello delle favole e dei giochi per bambini, di vecchie fotografie e film del passato, che si mescolano dando luogo ad una realtà incantata, in bilico tra infanzia e età adulta.
Tutte le fiabe hanno già al loro interno una parte oscura; streghe e sorellastre, matrigne e orchi, non sono altro che l’invidia, la cattiveria e l’ingiustizia che intervengono a creare l’inganno, a destabilizzare la perfezione fiabesca. Allo stesso modo, l’incanto dell’immaginario di Erika ha qualcosa che vacilla, sembra che nasconda una strana inquietudine latente, conseguenza non razionale della presa di coscienza ragionata.
I soggetti sono donne che si travestono da bambole-ballerine, da personaggi delle favole, stereotipi bloccati nel nulla, in un fondo astratto di cui non si curano. Il contesto dell’immagine è infatti negato e al suo posto si materializzano simboli che richiamano altro e distraggono: fragole, ombrelli, insetti o fiori fanno da “tappeto” alle inquadrature disinvolte dei disegni.
A completare l’opera, il ricamo.
Scarabocchi, pentimenti e schizzi sono rincorsi dalla linea spezzata del filo di cotone, unica nota di colore, che segue come una pennellata alcuni particolari del soggetto.
La rapidità, la decisione del segno sono frenate dal gesto lento e femminino del ricamare; l’incanto diventa disincanto, prendendo coscienza della sintesi e del lavoro meticoloso, catartico perché ripetuto centinaia di volte da una parte all’altra della tela.
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RUBRAREBOURS
Giorgio Bevignani
Cemento, rete metallica,
scagliola, lampada |
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Il lavoro di Giorgio Bevignani da sempre oscilla tra la pittura e la scultura, dando luogo, attraverso un approccio sperimentale nell’uso del colore e della forma unito ad un’inedita rielaborazione mentale di concetti filosofici, ad opere definibili “pittosculture”. La semplicità delle forme, l’innocenza della composizione e la grandiosità delle dimensioni, evocano nello spettatore un abbandono contemplativo con rimandi alla land art di Richard Long e ai monoliti di Joseph Beuys.
Una prima visione d’impatto infonde nello spettatore sentimenti di fascino e contemplazione dovuti all’approccio teatrale, effimero, di queste composizioni scenografiche, per apparire subito dopo in tutta la loro complessità ed ambiguità semantica ed estetica.
In Rubrarebours “rosso a ritroso”, installazione scultorea creata ad hoc, Giorgio Bevignani tralascia apparentemente tutti gli aspetti simbolici per presentare il cuore come è scentificamente inteso, un muscolo che pompa sangue.
Roubra, rosso, come il flusso sanguigno, rebours come la formazione della vena embrionale dalla quale si forma il cuore e che piegandosi spinge a ritroso il sangue.
Rubrarebours, struttura sospesa come frammento semantico completamente preservato di un corpo deflagrato, si presenta come una sorta di cassa toracica dentro la quale lo spettatore/ contemporaneo voyeur è invitato a guardare. La luce al neon illumina un groviglio di filo di ferro che come gli alveoli polmonari abbraccia e racchiude un cuore.
Il “tentativo scientifico” di Bevignani è una visione intrisa di poeticità dove il colore funziona come concetto visivo, il blu dell’involucro esteriore rappresenta la libertà mentre il rosso del cuore significa verità, come la verità del sangue e dell’amore e dove la fruibilità dell’opera stabilisce un contatto estremamente passionale ed emozionale. |
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Morena Chiodi |
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“Questo fenomeno di ambiguità tra immagine e astrazione condotto con segno sottile rappresenta forme di vita primordiale che emergono dal buio in una luce vaga e sono come sorpresi da uno scatto in macrofotografia, inquadrate da lenti apocromatiche.
Le sue opere sono come quei frammenti di fluorescente ambra verde chiapaneca che racchiudono insetti preistorici conservati nella memoria miocenica.” |
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